Rinaldo Donzelli (1921-1984) scrisse il suo “motto” nel 1980, praticamente alla fine della sua carriera ed anche della sua non lunga vita.
Il significato, seppur palese, va rimarcato, perché dice molto della sua operosa esistenza.
Donzelli ha sempre mantenuto quelle caratteristiche di stupore, vivacità, forza, inventiva, inesauribile creatività, indissolubilmente connesse alla coscienza di poter sempre imparare cose nuove dalla vita, dalle persone e dalla maestra indiscussa: la natura.
L’osservazione attenta, l’approfondimento, lo studio sono state qualità che non l’hanno mai abbandonato.
E ancor più la sperimentazione: il suo coraggioso “prendersi il tempo” per percorrere nuove strade, tentare nuove tecniche, andare oltre l’ordinario, quando tutto andava troppo in fretta, superficialmente.
Non sempre il risultato era quello sperato, a volte il tempo si poteva anche “perdere”, nel senso che non portava profitti tangibili e immediati soprattutto economici ma, per lui, creativo, designer, pittore, studioso, sperimentatore, non era mai tempo perso, era un tempo di ricerca obbligato: esplorazioni e sperimentazioni che sentiva imperativamente di dover fare, perché nulla andasse intentato.